Committente: Ospedale San Martino Belluno
Luogo: Belluno
Collaboratori: Giacomo Buffoni
Cronologia: 2006 Progetto di concorso
L’impianto progettuale è improntato al raggiungimento della massima semplicità spaziale e compositiva considerando anche le dimensioni della cappella e dello spazio circostante. Considerando la posizione angusta e sacrificata rispetto alla struttura ospedaliera, la nostra scelta in questo senso è precisa:
rapportarsi con la dimensione ampia della montagna, del territorio e con la vastità di questo spazio affinché anche la dimensione dello spirito possa dialogare e rapportarsi con essa.
Secondo quanto indicato dalla scheda progetto allegata al bando di concorso il nostro fine è stato quello di creare un ambiente che avesse un forte grado di intimità e di isolamento rispetto alla struttura ospedaliera, una piccola scatola, una ”porziuncola” ricoperta e circondata dall’ospedale. Obiettivo importante è stato quello di ottenere un risultato formale in cui sembrasse l’ospedale ad essere stato costruito intorno a questo luogo sacro e non l’inverso. L’ambiente che ne è scaturito, dialoga direttamente con la vastità del territorio, con il cielo e la luce; internamente è negato qualsiasi contatto visivo con l’ospedale, lo sguardo è rivolto soltanto verso la luce (Dio) che proviene dalla zona absidale portando il fedele ed anche il non fedele a rivolgere il proprio sguardo e la propria preghiera verso Dio e verso una dimensione spaziale più ampia data dal rapporto intimo con l’immensità del cielo.
Abbiamo scelto come metafore che rappresentassero al meglio il nostro concetto spaziale quelle della grotta e dell’eremo, luoghi di profonda solitudine e meditazione, luoghi in cui sia possibile trovare attraverso un dialogo con il proprio io il contatto con Dio, affinché nella calma della meditazione sia possibile sentirne la parola e trarne speranza e conforto.
L’edificio che ne scaturisce è scarno, severo, asciutto, tagliente ed aspro come una grotta naturale, formato con le stesse regole con cui è scaturita la roccia delle dolomiti; ne ricaviamo uno spazio di forte spiritualità, claustrale, in cui l’utilizzo di elementi semplici, essenziali e senza decorazioni superflue, fanno sì che raccogliersi in questo ambiente possa diventare un momento di riflessione per tutti (fedeli e non fedeli) alleviandone le sofferenze ed i dolori.
L’intero edificio è inteso nella metafora della grotta, è metafora l’ingresso stesso, posto in ombra, l’incombenza della copertura sfaccettata ed introversa vuol rappresentare proprio la soglia, il passaggio ad uno spazio isolato distaccato dal suo intorno. L’ambiente interno, nel suo crearsi, prosegue questa metafora, la localizzazione di un punto di luce naturale, dominante, posto nella parte alta della zona absidale, crea un luogo di grande forza evocativa illuminando le superfici inclinate del volume interno con suggestivi effetti luminosi che accrescono il senso di raccoglimento.
La scatola metallica in rame ossidato che compone la Cappella al suo interno, come una pelle interna, sembra essere sospesa e staccata dal guscio esterno in cemento, protesa con i suoi piani inclinati verso la fonte luminosa della zona absidale;
Alla base dell’altare, definito nel posizionamento, abbiamo inserito una lama di acqua sul pavimento, cercando di ottenere un ulteriore valorizzazione della luce che arriva dall’alto specchiandosi su essa; l’inserimento della componente acqua chiude compositivamente l’utilizzo essenziale dei materiali scelti: il cemento, il metallo ossidato, la luce naturale ed appunto l’acqua, utilizzati nella loro essenzialità e bellezza naturale vogliono sottolineare e concentrare esclusivamente l’attenzione e lo sguardo sullo spazio e sulla sua componente spirituale ed intima con Dio.
Esternamente l’edificio è stato trattato unitariamente nelle sue parti verticali ed orizzontali, in cui l’unico materiale, il cemento faccia vista determina le sfaccettature dei semplici volumi, la loro profondità, la loro plasticità; rimane a vista, come preannuncio dell’interno, una parte di volume in rame ossidato, prolungamento della Cappella interna sullo spazio esterno. L’ambiente esterno alla Cappella rappresenta nella sua estensione un sagrato naturale che diventa esso stesso luogo di raccoglimento e meditazione, una lastra-gradone posta sull’erba sul quale sedersi riparati dai flussi dell’ospedale.
Volumetricamente l’edificio è composto da un volume principale riconducibile ad un parallelepipedo a base rettangolare posto in continuità con l’area di progetto dell’altezza pari a quella del volume corridoi, sezionato e modellato da una serie di piani inclinati, (sfaccettato come una roccia cristallina) sul quale si innesta in continuità, un setto murario sempre in cemento armato a delimitare l’area verso lo scannafosso esistente, in modo tale da chiudere e recingere lo spazio verso quel fianco. Si viene così ad ottenere planimetricamente una distribuzione delle funzioni precisa e definita.