Luogo: Auronzo di Cadore
Collaboratori: Riccardo Guerri
Cronologia: Concorso di Idee 2015
La progettazione di uno spazio dai forti connotati funzionali ma anche identitari e paesaggistici che un bivacco alpino contemporaneo deve esprimere, rappresenta una prova di grande difficoltà per un progettista; la maggiore difficoltà sta nel fatto di porsi rispetto al progetto in modo assolutamente aperto e libero e con grande rispetto del territorio dove questo si inserisce, come l’uomo che affronta la montagna, così un progettista deve aprirsi al confronto con il paesaggio, con la montagna stessa e con questo spazio così immanente e maestoso , al suo valore di approdo e rifugio, al significato che questo andrà a rappresentare per chi lo utilizzerà negli anni a seguire.
L’impianto progettuale è improntato al raggiungimento della massima semplicità spaziale e compositiva, considerando anche le dimensioni del bivacco, senza rinunciare a connotare il manufatto di una valenza simbolica e rappresentativa del suo ruolo e della sua vocazione funzionale.
La nostra scelta in questo senso è precisa: rapportarsi con la dimensione paesaggistica della montagna, del territorio e con la vastità di questo spazio dalle caratteristiche uniche, unitamente alla realizzazione di una cellula funzionale, contenente tutti i necessari apprestamenti e dotazioni spaziali e funzionali necessari alla vivibilità del bivacco stesso.
Per quanto riguarda l’aspetto esteriore del bivacco, si è cercato instaurare un rapporto profondo tra la montagna ed i suoi elementi costitutivi come le rocce ed i cristalli che sono parte intrinseca della struttura e della natura di questo territorio, in modo tale che l’inserimento di questo nuovo manufatto sia “naturale”, inserire un elemento nuovo come se esso abbia sempre fatto parte di questo luogo, costituito e formatosi come la montagna stessa, ma attraverso un processo di astrazione che ne costituisca un elemento riconoscibile della contemporaneità e che quindi non ne rappresenti un elemento mimetico.
La forma semplice, prismatica, come i cristalli incastonati nella roccia della montagna, determinano un inserimento nel sito individuato rispettoso dell’orografia del luogo.
Il nuovo volume si adagia, apparentemente sospeso sulla roccia, seguendo la pendenza della montagna ponendosi verso la Croda Bianca e la Cresta degli Invalidi con la stessa pendenza e la stessa direzione della falda di copertura, esaltandone la forma. Il nuovo volume dialoga quindi con la montagna stessa e la sua forma, come fosse un faglia della roccia o un cristallo della montagna. Il rivestimento, in scandole di alluminio preverniciato, vuole riproporre sulle facciate una texture, un disegno che riproduca la struttura geometrica dei cristalli, (accentuata anche dalla differenza di colore e forme) che partendo dal modulo triangolare, vada a generare una serie di elementi diversi per forma e colore, smaterializzando il volume e legandolo ulteriormente con la struttura ed i colori della roccia.
L’aspetto esterno del bivacco, oltre a porsi come elemento evidente e riconoscibile per gli alpinisti che vi arriveranno dai sentieri limitrofi, cerca di dialogare e riproporsi allo stesso modo delle montagne che costituiscono l’intorno. L’etimologia stessa del nome “marmarole” ci suggerisce proprio questo aspetto (dal greco marmar: “splendente”,“scintillante”), esaltato dall’abbondante quantità di neve e ghiaccio tuttor’ora presenti, oppure irrediabilmente disciolta, ma permanente ancora nel nome del luogo come i cinque ghiacciai perenni che una volta ne nacondevano le roccie.
Oltre ad essere riconoscibile rispetto alla montagna, anche in caso di forti nevicate, il bivacco vuole esprimere un senso di accoglienza già dall’esterno; l’ingresso posto verso l’arrivo dei sentieri, crea una rientranza della facciata del volume in modo da accentuare questo elemento, “invitare all’entrare” facendo percepire attraverso già la presenza del legno sulla parte esterna libera dal rivestimento metallico, la presenza all’interno di riparo, di calore, di sicurezza.
L’attacco a terra del bivacco è stato pensato per ridurre al minimo sia l’impatto ambientale in prospettiva anche di una eventuale completa reversibilità, sia, come vedremo più avanti, rispetto ad una semplicità realizzativa limitando le lavorazioni in quota salvo la foratura della roccia per l’inserimento dei tirafondi di acciaio. Il volume è quindi sospeso sopra un sistema di fondazione puntiforme che limita al minimo l’appoggio a terra, non modificando in maniera irreversibile il sito dove si inserisce il bivacco.
La progettazione dello spazio interno determina un ambiente estremamente minimale, portato ai suoi elementi essenziali, di estrema funzionalità e semplice manutenzione, dove il legno riveste un ruolo essenziale nel dare calore e senso di convivialità all’ambiente.